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Lo Studio

Dopo essere stato un salotto nel settecento diventa una camera, per tornare salotto ed infine studio a metà dell’ottocento.
Le pitture di carattere grottesco della volta sono state eseguite da un ignoto pittore del settecento, probabilmente lo stesso che ha realizzato la parte centrale della pittura della sala grande, con il successivo intervento di Lodovico Gamberucci. Al centro del soffitto si trova un cerchio rosso cupo percorso da un finto rilievo bianco rappresentante le tre Grazie, le fasce di raccordo tra parete e soffitto presentano dei particolari floreali e nella balza perimetrale sono realizzate raffigurazioni di uccelli.
In questa stanza si possono osservare una Statua in marmo di Cherubino Dello Sbarba, un cassettone con specchio stile impero, una antica scrivania, una poltrona cardinalizia, inoltre vi è esposta una collezione di campioni di rocce e minerali, ed apparecchiature scientifiche appartenenti al geologo tedesco dr. Heinrich Foestner, che ha dato il nome ad un’isola vulcanica effimera nel canale di Sicilia, vicino alla più nota isola Ferdinandea.

Lo studio è disponibile solo per eventi.

Nella seconda metà del settecento la padrona di casa Ricciarelli, Girolama, vedova di Ottaviano Primo aveva un appartamento invernale  ed una camera estiva.  L’ appartamento invernale era posto al secondo piano del palazzo già Contugi ed era affacciato sulla via principale. Per la camera estiva, seguendo i costumi e le necessità dell’epoca, era stato invece scelto un ambiente più ampio e più fresco. Oltre al letto foderato di giallo erano presenti tele aventi per soggetto la Madonna, i Santi, il Sacro Cuore di Gesù, Caino, tutti forniti di cornice tinte in nero e filettate a mecca.
Nel 1855 la stanza svolge la funzione di studio, e viene chiamato studio gotico, vi si trovano un mobile in noce intagliato e dorato, addobbato con carta giapponese; mobili per archivio con ventisette cassette, palchetteria, un armadio grande, un leggio. Nel novecento diventa lo studio di Arnaldo Dello Sbarba, deputato e poi ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale nei due governi Facta nel 1922, già sottosegretario alla giustizia nei governi di Giovanni Giolitti e Francesco Nitti.

L’attuale lampadario, originariamente lampada appartenente ad un galeone veneziano, è ciò che rimane dell’arredamento dell’epoca.
La stanza si affacciava una volta sul cortile del palazzo. Dopo il 1884, anno di costruzione delle scale, fu costruito un ballatoio che permetteva di prendere acqua dal pozzo nel cortile. Nel novecento  la casa  è stata dotata di acqua corrente, il pozzo è diventato un deposito per l’acqua ed il cortile è stato chiuso con pavimento e soffitto a vetri; all’epoca risalgono anche le alte porte con monogramma DS. Fino al 1974 esisteva una porta posta accanto alla vetrata che collegava lo studio ad una piccola stanza di passaggio con volta a crociera collegata ad altre due stanze: il salotto parato di rosso e una sala chiamata oggi stanza del camino.